la questione salariale è stata una costante teorica di rilievo nella storia dell’economia politica, dall’origine, contribuendo a definire le linee di demarcazione nel dibattito fra diversi orientamenti e diverse scuole. Oggi si trova all’incrocio di una stratificazione imponente di variabili economiche strutturali nazionali, europee, internazionali; di transizioni tettoniche cumulate e di dinamiche geopolitiche globali ad alto potenziale di sconvolgimento del nostro tempo.

All’interno di questo contesto, mai così complesso ed inedito, dev’essere, necessariamente, pensata.

Le pagine che seguono provano ad offrire alcune coordinate teoriche, alcuni fili di Arianna alla riflessione, al dibattito e, soprattutto, alla continuità della grande tradizione di sintesi e di lungimiranza strategica nella quale la CISL è, più che mai, impegnata anche nell’attuale, drammatico tornante della nostra storia.

Buona lettura!

Giuseppe Gallo

Presidente Fondazione Ezio Tarantelli


Pensieri e teorie economiche

“Sembra che il grandissimo progresso della capacità produttiva del lavoro e la maggiore abilità, destrezza e avvedutezza con le quali esso è ovunque diretto o impiegato siano stati effetti della divisione del lavoro.”

“La fabbricazione di uno spillo è così divisa in circa diciotto distinte operazioni, che in talune fabbriche sono eseguite da mani distinte, sebbene in altre lo stesso uomo ne esegua talvolta due o tre. Ho visto una piccola fabbrica di questo tipo dove lavoravano soltanto dieci uomini e quindi dove alcuni di essi eseguivano due o tre distinte operazioni. Ma sebbene fossero poverissimi e quindi scarsamente attrezzati delle macchine necessarie, essi potevano, applicandosi, fare fra tutti circa dodici libbre di spilli al giorno. In una libbra vi sono oltre quattromila spilli di media grandezza. Quelle dieci persone potevano, quindi, fare complessivamente oltre quarantottomila spilli in un giorno.”

ADAM SMITH: La ricchezza delle nazioni


“Il valore di una merce, ovvero la quantità di ogni altra merce con la quale si scambierà, dipende dalla relativa quantità di lavoro necessaria alla sua produzione, e non dal maggiore o minore compenso che per tale lavoro viene corrisposto.”

DAVID RICARDO: Sui principi dell’economia politica e della tassazione


“La cosa è tanto più assurda, in quanto il valore di una merce è determinato non dalla quantità di lavoro in essa realmente oggettivato, ma dalla quantità di lavoro vivo necessario alla sua produzione. Supponiamo che una merce rappresenti 6 ore lavorative. Se nuove invenzioni consentono di produrla in 3 ore, il valore anche della merce già prodotta scenderà di un mezzo, rappresentando 3 ore di lavoro sociale necessario invece di 6. Dunque è la quantità di lavoro necessario per la sua produzione, non la forma oggettiva di questo, che determina la grandezza di valore della merce.”

KARL MARX: Il capitale


“Abbiamo mostrato, infatti, che il volume dell’occupazione è connesso, univocamente, col volume della domanda effettiva, misurata in termini di unità di salario; e che la domanda effettiva, somma del consumo previsto e dell’investimento previsto, non può variare se la propensione al consumo, la tabella dell’efficienza marginale del capitale e il saggio di interesse restano invariati.”

JOHN MAYNARD KEYNES: Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta